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San paolo Bari

San Paolo
 
Allegato
 

 
Disegno di Sergio Toppi
 

 

«Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura»(Mc 16, 15).
«Se qualcuno si vergognerà di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui quando ritornerà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi» (Lc 9, 26).

«Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!»
In san Matteo e san Marco, la predicazione di Giovanni Battista è il segnale dell’inizio dell’azione pubblica di Gesù. Con il suo discorso che chiama alla conversione, la presenza vicina diventa il messaggio di Gesù: “Il regno dei cieli è vicino!”, e la differenza con questo si fa chiara: i battesimi di Giovanni non permettono di rimettere i peccati. San Matteo con le sue parole ci dà un’idea della grande importanza di Giovanni Battista, della sua influenza e della sua azione. Nelle parole di san Matteo si legge la convinzione che Israele si trovi in una situazione senza uscita. Non vi è più la sicurezza collettiva che derivava dall’appartenenza alla discendenza di Abramo. L’avvenire di ognuno dipende dalle proprie azioni: “Fate frutti degni di conversione!”. Tuttavia l’avvenire è anche nelle mani di Dio, cioè nelle mani di colui che verrà dopo Giovanni: la mano che separa il buon grano dalla zizzania compirà presto la sua opera. Il giudizio che verrà è anche la ragione per cui Giovanni invita alla conversione. Israele è alla fine della sua sapienza. Anche se Giovanni Battista non ha ancora un’idea chiara di colui che verrà dopo di lui, sa una cosa: egli è il più forte. Giudicare è fare una scelta. Così, prepararsi al giudizio è prendere una decisione.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 3,1-12)

«Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!»
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati. Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Dalla Parola del giorno
«Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!».
Convertirsi allo stupore
È da diverse ore che non smette di nevicare. Ho un sacco di cose da fare questa mattina, ma non riesco a staccare lo sguardo dalla finestra. Mi piace questo manto bianco che arrotonda gli spigoli, che si adagia leggero quasi chiedendo il permesso. Il cortile dell'oratorio è un unico e compatto tappeto bianco, sugli alberi spogli prendono vita scheletri eleganti e leggeri. No, non ce la faccio. Non resisto. Infilo tuta e scarponi. Mi concedo un ora di cammino. Salgo verso Baruffini, una manciata ordinata di case sulla sponda soliva della Valtellina, sopra Tirano. Dopo pochi minuti di cammino sull'antica mulattiera sono immerso nel silenzio. E la Parola della domenica ritorna sulla labbra a ritmare il cammino. «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Davvero ne abbiamo bisogno, davvero la conversione è una delle urgenze della vita cristiana che non possono ammettere deroghe. Non dobbiamo illuderci di essere a posto, cristiani arrivati, convertiti una volte per tutte. La conversione è un cammino quotidiano, fatto di umiltà, preghiera, cadute e ripartenze. Quello della conversione è lo stato permanente di vita del discepolo che rimane aperto al tocco della mano di Dio. Al centro del Vangelo di questa domenica c'è l'appello forte del Battista. L'asciutta penna di Matteo ce lo descrive in poche battute. Tutto in lui è in tensione verso Gesù. Ogni sua parola e ogni suo gesto sono una freccia puntata in direzione del futuro Rabbì, che non battezzerà con l'acqua del Giordano, ma con lo Spirito Santo e il fuoco. Abbiamo bisogno della parola forte del Battista che ci scuote e ci risveglia. Abbiamo bisogno di confrontarci con la sua attesa, vera, reale, profonda. Ne abbiamo bisogno perché rischiamo di assopirci fra gli sdolcinati e disgustosi travestimenti del finto-Natale dei buoni sentimenti (e delle buone vendite). La voce graffiante del Battista ci ricorda che il Natale verso cui siamo incamminati non è la festa della bontà (o peggio ancora del buonismo). Il centro incandescente da riscoprire in questi giorni è la verità della nostra vita, l'autenticità della nostra attesa e la qualità della nostra fede. Animo fratelli! Lasciamo aperto il cuore al tocco delicato e potente della grazia, impariamo a fermarci, convertiamoci alla stupore, alla semplicità, alla bellezza dell'amore del Dio infinito che viene a farci visita come uomo tra gli uomini.
Buona domenica
don Roberto Seregni
Signore accetto di tacere per sentire ciò che di solito non ascolto. Accetto di fare silenzio per ascoltare una voce che non sia solo la mia. Accetto di non pretendere per avere in dono una risposta al perché vivere. Accetto di non sapere per accogliere un messaggio misterioso sulla vita. Ecco con pazienza sto in ascolto: vieni Signore della vita, perché io viva la vita per intero; vieni Dio della felicità, perché io gusti per intero la felicità; vieni Dio della speranza, perché io lotti con speranza per la vita e la felicità di ogni uomo.
Di quale conversione parla Giovanni? Non è la conversione mentale a Dio, non è un credere puramente teorico sull'esistenza di Dio. "Fate dunque un frutto degno della conversione!". Questa è per Giovanni la conversione. Fare frutto e non rimanere sterili. Non basta dirsi cristiani, bisogna ogni giorno farlo vedere a noi stessi e a chi ci incontra. Convertirsi significa assumere ogni giorni gli atteggiamenti di Gesù e il suo stile di vita. Non tappiamoci le orecchie di fronte al grido di Giovanni. Il suo invito forte alla conversione dal deserto della Giudea arrivi fino a noi... al nostro cuore! Facciamo in modo che le parole di Giovanni ci rendano vivi veramente e non come quei finti fiori del negozio natalizio, belli fuori ma morti dentro...e alla fine solo decorativi.

Disegno di Sergio Toppi

Le anime adoratrici tornano dall'altare con maggiore coraggio, con maggiore fortezza per il bene, con tante consolazioni (RSP, p. 312).

"Non mi stancherò mai di insistere perchè i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono".
Bolla di indizione del Giubileo straordinario, Misericordiae Vultus - 11 aprile 2015
Rinunciare ad essere ciò che possiamo essere è la peggiore delle disperazioni.
C'era un ragazzo che viveva con suo nonno in una fattoria. Ogni mattina il nonno, che era cristiano, si alzava presto e dedicava del tempo a leggere le Scritture. Il nipote cercava di imitarlo in qualche modo, ma un giorno chiese: "Nonno, io cerco di leggere la Bibbia ma anche le poche volte che riesco a capirci qualcosa, la dimentico quasi subito. Allora a cosa serve? Tanto vale che non la legga più!". Il nonno terminò di mettere nella stufa il carbone che stava in una cesta, poi disse al nipote: "Vai al fiume, e portami una cesta d'acqua". Il ragazzo andò, ma ovviamente quando tornò non era rimasta acqua nella cesta. Il nonno ridacchiò e disse "Beh, devi essere un po' più rapido. Dai, muoviti, torna al fiume e prendi l'acqua". Anche questo secondo tentativo, naturalmente, fallì. Il nipote, senza fiato, disse che era impossibile, e si mise a cercare un secchio. Ma il nonno insistette: "Non ti ho chiesto un secchio d'acqua, ma una cesta d'acqua. Torna al fiume". A quel punto il giovane sapeva che non ce l'avrebbe fatta, ma andò ugualmente per dimostrare al vecchio che era inutile, per quanto fosse svelto l'acqua filtrava dai buchi della cesta. Così tornò al fiume e portò la cesta vuota al nonno, dicendo: "Vedi? Non serve a niente!" "Sei sicuro? - disse il nonno - Guarda un po' la cesta". Il ragazzo guardò: la cesta, che prima era tutta nera di carbone, adesso era perfettamente pulita! "Figlio, questo è ciò che succede quando leggi la Bibbia. Non capirai tutto, né ricorderai sempre ciò che hai letto, ma quando la leggi ti cambierà dall'interno. Dio lavora così nella nostra vita, ci raffina interiormente e a poco a poco ci trasforma perchè possiamo assomigliargli."


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